Ultimo aggiornamento: 26.04.24
“La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” – Isaac Asimov

 

Se credete che il bullismo sia solo un fenomeno che si verifica tra adolescenti o a scuola, vi sbagliate di grosso: quante volte a lavoro o tra gli amici può accadere di essere presi di mira, per un motivo o per un altro, o anche e soprattutto sui social, come su Instagram o nei gruppi Facebook?

Questo è accaduto anche a me, ma dalla frustrazione di una vicenda che mi ha visto coinvolta, ho tratto un grande vantaggio: vi racconto come e perché.

 

Sono entrata in un gruppo Facebook

Mi piacciono molto i cosmetici e così ho scoperto, per puro caso, che esisteva un servizio che ne metteva a disposizione almeno cinque, ogni mese, a un prezzo molto conveniente. Mi sono così abbonata per un periodo, ma mi sono poi resa conto che c’erano molti di quei prodotti che non usavo, non mi piacevano, non rientravano tra quelli che potevano far parte della mia routine quotidiana.

Per puro caso ho scoperto che esisteva un gruppo su Facebook, nel quale era possibile scambiare tutti i prodotti anche con altri, presenti in edizioni precedenti, e la cosa mi ha allettato tantissimo, infatti mi ci sono iscritta subito.

Ho iniziato così a conoscere tante ragazze, a creare un album nel quale inserire i prodotti da scambiare, fino a incontrare la prima persona con la quale intavolare la prima transazione. Tutto è proceduto per il meglio, sono passati un po’ di anni, ho fatto un po’ di amicizie e ho anche guadagnato molti prodotti utili, eliminando quelli ricevuti e che non facevano per me.

Uno scambio “pericoloso”

Un giorno decido di fare un grosso scambio con una ragazza che aveva parecchie cose da eliminare: ne viene fuori un bel pacchetto, che provvedo a imbottire, visto che ci sono anche oggetti in vetro e non voglio si rompano. 

Il mio arriva e la ragazza è molto contenta, ma non lo sono io quando arriva il suo pacchetto da me: una busta piena di oggetti, alcuni dei quali rotti, perché assolutamente priva di pluriball o qualsiasi protezione necessaria a un viaggio abbastanza lungo.

Quando lo apro, mi taglio, perché una delle fiale all’interno si è rotta e ha riempito tutto di pezzi di vetro: niente di grave, ma comunque una bella scocciatura e tanto disappunto per la mancanza di cura che io, invece, avevo avuto.

Decido di non dire niente alla ragazza, che era al suo primo scambio, e mi limito a fare un post generico nel gruppo, esortando le utenti, in maniera molto educata, a fare attenzione quando si effettua uno scambio, perché è sempre consigliabile mettere un minimo di imballaggio.

Partono così innumerevoli polemiche, che sfociano addirittura in messaggi privati a me indirizzati, nei quali vengo accusata di non sapere cosa siano i problemi della vita e mi viene anche augurato di averne…tutto questo, per un semplice post, indirizzato a nessuno, scritto in maniera educata!

Mi rivolgo alle amministratrici che non solo non prendono le mie difese, ma mi invitano a scusarmi per avere scritto il post. Decido così di uscire dal gruppo, visto che vengo bullizzata da tutti e non ne capisco il motivo…avrò forse toccato un tasto dolente?

Ricomincio…da me

Un po’ triste e abbattuta, trascorro alcuni giorni chiedendomi se accettare quello che una delle amministratrici mi dice, ovvero di ritornare nel gruppo e “chiarire”, oppure no: sono una persona molto orgogliosa e tornare sui miei passi, dopo essere stata maltrattata, non è una cosa che mi viene facile fare.

Poi, all’improvviso, mi viene l’idea: perché non crearlo io un gruppo, ma non solo di scambi, anche informativo, per far conoscere tutti i tipi di abbonamento presenti in Italia…e perché no, anche all’estero? Faccio il primo timido passo e clic, il gruppo è aperto! Ora, però, devo farmi un po’ di pubblicità: commento qua e là nelle pagine delle aziende che propongono gli abbonamenti, sponsorizzando la mia attività.

Arrivano i primi iscritti, poi la mole di lavoro è tanta che ho bisogno di un moderatore, poi di due e infine di tre! Creo tante iniziative che coinvolgono le utenti, che fanno salire l’indice di gradimento del gruppo, fino a quando non apro anche la pagina relativa, quella Instagram e il canale YouTube: arriva infatti anche il momento in cui le aziende mi chiedono di collaborare, mandandomi prodotti da recensire.

 

Morale della favola

Quando ci accade qualcosa di spiacevole, non ci abbattiamo, ma cerchiamo di trarre il meglio: tutto ciò che può sembrare un fallimento, ha la capacità di darci gli strumenti per emergere e fare meglio degli altri!

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24
Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.Samuel Beckett

 

Per una donna la caduta dei capelli è un evento molto traumatico: parliamo infatti di uno degli elementi più importanti per il mondo femminile, ovvero la chioma, che diventa parte integrante della seduzione e che fa sentire sempre più bella la donna che li indossa.

Vedere i miei capelli iniziare ad assottigliarsi, trovare dei buchi antiestetici, che mi costringevano a fare la riga per forza in un punto, in modo da nascondere la perdita, è stato il primo passo verso una grande angoscia, perché non avevo idea di come muovermi: avevo solo 13 anni e vedevo i miei capelli diradarsi, io che li avevo ricci e lunghi…è stata una vera tragedia!

 

Il primo passo: andare dal medico

Ero molto preoccupata e così sono andata dal mio medico curante, che mi ha fatto capire che stavo ingigantendo il problema e, per rassicurarmi, mi ha fatto fare tutte le analisi del sangue del caso, per verificare se avessi bisogno di integrare qualche elemento. 

I risultati hanno dato esito negativo, per cui non avevo alcuna necessità di assumere zinco, ferro e così via, ma il dottore ha deciso comunque di farmi prendere un po’ di vitamine e di cheratina, raccomandandomi di mangiare più frutta e verdura.

Sarò sincera, non ero molto soddisfatta dei suoi consigli, anche perché in famiglia avevo alcuni casi di calvizie femminile, ma all’epoca ero piccola e non avevo idea di che problema stessi per affrontare, per cui mi accontentai momentaneamente di assumere gli integratori.

Crescendo il problema peggiora

Con il passare degli anni, il diradamento diventava sempre più evidente, tanto che non potevo più fare la riga in mezzo ai capelli, visto che le mancanze di peluria diventavano così sempre più chiare e io me ne vergognavo tanto da mettere delle fasce in testa.

Per dare maggiore volume ai capelli, decido di tagliarli corti, così da cercare di arginare l’ostacolo, ma cerco di convincere i miei genitori a portarmi da un dermatologo, perché la situazione mi porta un grande imbarazzo e comporta anche un peggioramento del mio umore e un po’ di depressione.

Anche questo medico non capisce bene il problema e ritorna a darmi degli integratori, sostenendo che è la tiroide a non funzionare correttamente e che avrei dovuto curare lei per poter bloccare la caduta dei capelli. Nonostante, però, trovi la giusta via per sanarla, il problema rimane e, anzi, peggiora ancora di più, fino a quando non mi trasferisco all’Università, lontano da casa mia.

 

Divento più grande e inizio a capire come muovermi

Diventando indipendente e più matura e, soprattutto, grazie all’avvento di Internet, inizio a cercare in rete e trovo tantissime testimonianze di ragazze che, come me, avevano affrontato il problema ma con migliori risultati, perché intraprendendo la giusta via.

Scopro così che il mio non è un semplice “effluvium”, ovvero una caduta di capelli eccessiva, causata spesso dallo stress, ma quella che si chiama Alopecia Androgenetica, una sindrome che colpisce le donne, come gli uomini, che è genetica e per la quale si può fare ben poco.

Non mi arrendo e inizio a fare visite su visite, presso un dermatologo di Milano, che però mi spilla ben 250 euro senza darmi una cura adeguata (di nuovo, purtroppo), un altro di Firenze, che non mi ascolta nemmeno e, infine, uno di Bari, che trovo proprio quando ormai mi ero rassegnata a diventare calva.

La svolta e la soluzione

A parte la grande umanità di una persona che non solo mi ha ascoltato, facendosi raccontare tutta la storia dall’inizio, ma mi ha anche proposto soluzioni alternative, nel caso in cui avessimo fallito con la cura, questo Professore ha centrato il problema, proponendomi di trattare il cuoio capelluto con una soluzione contenente Finasteride.

Scopro così che esiste un farmaco che può bloccare la miniaturizzazione dei capelli e anche farli ritornare al vecchio splendore se trattati in tempo. Piena di fiducia inizio la cura e i risultati non si fanno aspettare: piano piano vedo la mia chioma ricrescere, i buchi rinfoltirsi e posso tornare a fare la riga in mezzo!

Mi sembra di sognare e sono grata al dottore, per cui continuo le visite e a tenere sotto controllo la situazione, felice di aver finalmente, dopo tanti anni, trovato chi mi ha capita e seguita a dovere.

Ma, vi chiederete, hai recuperato tutti i capelli persi? Purtroppo no, perché sono intervenuta dopo troppi anni, per cui molti bulbi erano totalmente morti: il bello è però che, con la costanza, usando shampoo non aggressivi e rispettando il cuoio capelluto, ho ottenuto un buon risultato, tanto che è impossibile dire che io abbia questo problema.

 

Cosa accadrà con la menopausa?

Come si sa, purtroppo con la menopausa il problema della caduta di capelli colpisce un po’ tutte le donne, per cui, chi ha l’Alopecia Androgenetica, vede il precipitarsi della situazione. Fortunatamente il dermatologo mi ha detto che esiste un’altra sostanza che potrà bloccare la caduta e, in ogni caso, esiste una soluzione aggiuntiva: l’autotrapianto.

Si tratta di un’operazione che si svolge day hospital e che consiste nel prelevare alcuni bulbi capillari dalla base del cranio, lasciando così una cicatrice piccola e invisibile. Questi vengono poi trapiantati nelle zone in cui mancano i capelli, diventando così eterni.

Morale della favola

Cosa mi ha insegnato questa storia? Nonostante la mia immaturità, avevo le idee ben chiare ma non gli strumenti: quando sentite che qualcosa non vi torna, che gli altri vi danno consigli che non vanno bene per voi, che la soluzione è altrove, non smettete di cercare!

Se io avessi fatto meno affidamento sugli altri e più su di me, forse sarei riuscita a non perdere tutti quei capelli e oggi la mia chioma sarebbe salva. Per questo motivo, ascoltate sempre la vocina che avete dentro e che vi dà suggerimenti utili e, molto spesso, risolutivi!

 

 

Ultimo aggiornamento: 26.04.24
“Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto.” – Chris Gardner

 

Periodi di noia o stress possono portare a mangiare più del dovuto e, a volte, anche a cambiare in peggio la propria alimentazione. Questo è ciò che è capitato a me quando, in un periodo non facile della mia vita, mi sono gettata sul cibo, quello spazzatura, passando da circa 60 kg a 68 kg.

La conseguenza non è stata solo quella di vedere il mio corpo atletico cambiare, ma anche iniziare ad accusare dolori alle gambe, troppo provate dai chili in più. Il mio peso forma è compreso tra i 55 kg e i 60 kg, per cui gli 8 kg avevano avuto una conseguenza non indifferente sulle mie giunture.

Inoltre mi sentivo sempre stanca e questo mi portava a poltrire sul divano, mangiando patatine, dolci, oltre ai normali pranzo e cena. Ancora peggio, non mi rendevo assolutamente conto di quello che stava succedendo, non mi guardavo allo specchio, non uscivo e mi chiudevo sempre di più, aggravando la situazione psicologica nella quale mi trovavo.

 

La presa di coscienza

Un giorno mi rendo conto di non avere a disposizione un farmaco del quale facevo uso, per questioni di salute, e che avrei dovuto necessariamente vestirmi e uscire per andare in farmacia. In precedenza erano stati degli amici a occuparsene, ma mi ero allontanata da tutti, per cui ero costretta a fare tutto da sola.

Presi il mio solito paio di jeans e mi resi conto che non solo avevo difficoltà a indossarlo, ma che non riuscivo a chiuderlo perché il gonfiore addominale era tanto. Questo è stato il primo momento in cui mi sono resa conto che qualcosa non andava: com’era possibile che quel pantalone, che era anche il mio preferito, non mi andasse più?

Mi misi a cercare nell’armadio e trovai un paio di pantaloni di tuta, che non avevano bisogno di bottoni o cerniere, li infilai e poi indossai una maglietta. Il primo impatto con lo specchio fu questo: un’altra persona che non riconoscevo, che non potevo essere io.

La svolta

La farmacia non era distante, eppure la fatica fatta per arrivarci fu tanta, troppa: avevo il fiatone, mi sentivo come se due enormi massi fossero ben piazzati sui polmoni, non vedevo l’ora di sedermi. Arrivata a destinazione, dopo aver comprato quello che dovevo, mi accorsi della bilancia all’uscita.

Presi i miei 50 cent e mi pesai: vedere il numero 68 sullo schermo mi fece trasalire. Ecco perché ero così stanca, ecco perché i pantaloni non si chiudevano…e ora? E ora…basta. Ricordo bene quella parola in testa: basta! In un momento tutta la mia vita di quei mesi divenne subito evidente: tutte le schifezze mangiate, la totale inattività, il male alle ginocchia.

Era arrivato il momento di cambiare.

 

Come ho iniziato

Riprendere una sana alimentazione è il passo più difficile: il corpo ormai è abituato agli zuccheri complessi e ne chiede in continuazione. Vai a spiegargli che la frutta sarà il suo unico dolce d’ora in poi! Non per sempre, ma almeno all’inizio, visto che deve disintossicarsi dall’eccesso di cioccolata, caramelle e così via.

Non è facile: la tentazione di ricadere nel loop è tanta, ma c’è una cosa che è fondamentale ricordare sempre, cioè che se non si parte dal cibo, il dimagrimento e la salute saranno mete irraggiungibili. Infatti, anche iscrivendosi in palestra o facendo movimento, ma continuando con un’alimentazione sbagliata, tutti gli sforzi che farete saranno vani.

Ci vuole forza di volontà, tanta, ma anche qualche aiuto che ho usato e che mi è servito tanto: ho fatto una foto al mio fisico e, ogni volta che mi veniva voglia di lasciar perdere tutto, mi bastava guardarla per capire che stavo seguendo la via giusta.

No, non mi bastava guardarmi allo specchio, perché lì avevo una percezione distorta del mio corpo: non riuscivo a vedermi come ero realmente, mentre nelle foto nulla veniva nascosto o giustificato.

Poi ho pensato a come iniziare a muovermi: come superare la pigrizia, quella davvero difficile da eliminare, illudendo il corpo che non stai facendo alcuno sforzo?

 

Arriva lei: la camminata

Si è trattato di fare quel piccolo, piccolissimo passo per far credere alla mente che stai solo eseguendo compiti normali, come appunto uscire di casa per fare la spesa. Niente macchina, solo le gambe: camminare, le prime volte a poca distanza da casa, poi incrementando poco a poco, per raggiungere posti un po’ più lontani.

Se vogliamo quantificare il percorso fatto, i primi tempi saranno stati 500 m di andata e ritorno, poi sono passata al km, a 2 km, a 3 km, fino a quando non ho potuto più fare a meno della mia uscita quotidiana. Molto spesso preferivo il mattino, in modo da vedere gli altri in giro e quindi potermi distrarre dal fatto che, in realtà, stavo facendo attività fisica. 

Sapere che la gente stava facendo una passeggiata o andava a lavorare mi faceva sentire meno sola ma, soprattutto, mi costringeva a sforzarmi a continuare il mio percorso, perché pensavo che tutti mi guardassero con orrore, visto che ero ingrassata tanto.

Con questi piccoli trucchetti, sono riuscita nel mio intento di perdere massa grassa, sempre abbinando a questo una sana alimentazione, fino a quando non ho iniziato a vedere i muscoli sulle gambe e sulle braccia. Mi sentivo sempre più sicura di me, tanto che ho ricominciato a frequentare gli amici.

La mia più grande soddisfazione è stata quando, uno di loro, mi ha chiesto se mi fossi iscritta in palestra. E anche quando non voleva credere al fatto che avessi perso peso solo camminando!

Morale della storia

Quando una cosa ci sembra impossibile o irraggiungibile, ricordiamo sempre che il nostro limite siamo solo noi stessi. Tutto dipende dalla nostra volontà e dalla forza che abbiamo dentro di noi: forse non lo sapete, non ve ne accorgete, ma ne abbiamo davvero tanta!