Peeling chimico: cos’è, chi lo può fare, controindicazioni
Ci sono tantissimi prodotti dermocosmetici che promettono una pelle più tonica ed elastica, ma se state cercando un trattamento d’urto per ridurre le cicatrici acneiche e le antiestetiche discromie cutanee, il peeling chimico potrebbe essere la soluzione perfetta per voi.
Negli ultimi tempi, il numero di persone che ricorrono alla medicina estetica è aumentato esponenzialmente. Alla base di tale incremento ci sono numerosi fattori, a cominciare da una maggiore sensibilità verso la cura del proprio corpo fino al raggiungimento di risultati sempre più soddisfacenti. A tal proposito, tra i trattamenti che hanno saputo ritagliarsi un ruolo importante nel panorama dermocosmetico, il peeling viso è oggi il più utilizzato per prevenire ed eliminare inestetismi di vario tipo dal viso.
Ma di cosa si tratta esattamente? E quali sono le controindicazioni? In questo articolo cercheremo di rispondere a queste e altre domande, fornendo alcune informazioni utili per comprendere l’importanza dell’esfoliazione cutanea.
Che cos’è il peeling viso?
Come dicevamo, il peeling viso è un trattamento estetico che si propone di rimuovere le cellule morte e le impurità dalla superficie cutanea per stimolare il turnover cellulare e favorire la guarigione in caso di cicatrici, macchie cutanee e altri inestetismi di natura estetica. Non a caso, la parola “peeling” deriva dal termine inglese “to peel”, che letteralmente significa sbucciare, anche se nell’ambito della skincare sarebbe più corretto dire “esfoliare”, visto che il principio di fondo di questa tecnica è proprio l’esfoliazione cutanea.
Oltre a incentivare il processo di riepitelizzazione dello strato corneo, il trattamento mira a necrotizzare i tessuti danneggiati mentre viene stimolata la produzione di collagene ed elastina per restituire tono e turgore alla pelle. Dal momento, però, che le metodiche di esecuzione del peeling variano a seconda degli agenti esfolianti impiegati e del tipo di inestetismo che si vuole contrastare, è importante scegliere un trattamento adatto alle proprie esigenze beauty per evitare conseguenze disastrose.
Come funziona?
A seconda delle irregolarità cutanee che si vogliono attenuare, esistono due tipi di peeling: il primo prevede l’utilizzo di specifici prodotti cosmetici per indurre un’abrasione lieve volta a rimuovere le cellule morte e le impurità presenti sullo strato superficiale dell’epidermide, mentre il secondo agisce più in profondità per distruggere le porzioni più esterne della pelle e agevolare così la formazione di nuovo tessuto cutaneo.
Quest’ultimo trattamento, comunemente conosciuto con il nome il peeling chimico, consiste nell’applicazione di specifici agenti caustici (tra cui l’acido piruvico, glicolico e salicilico) per provocare un danneggiamento selettivo e controllato del derma, stimolandone i naturali processi rigenerativi. Per questo motivo, chi vuole sottoporsi a un peeling chimico del viso dovrà rivolgersi sempre a un professionista esperto per evitare potenziali effetti collaterali o pericolosi danni estetici.
Qual è la differenza tra scrub e peeling?
Spesso tendiamo a confondere questi due termini utilizzandoli come se fossero sinonimi dello stesso trattamento, il che – almeno dal punto di vista dei risultati – ci può anche stare. In effetti, sia lo scrub sia il peeling chimico si propongono di esfoliare la pelle per liberarla dalle cellule morte e ottimizzare il processo di rinnovamento cellulare, ma mentre il primo svolge un’azione meccanica attraverso dei micro-granuli che levigano la pelle per attrito fisico, il secondo sfrutta le proprietà di alcune sostanze acide per accelerare il naturale ricambio cellulare, distruggendo il collante tra le cellule morte.
Quali inestetismi può contrastare il peeling chimico?
Grazie ai numerosi progressi della medicina estetica, gli ambiti di applicazione del peeling chimico sono decisamente aumentati. L’obiettivo più comune è sicuramente quello di contrastare la proliferazione dei radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cutaneo ma, a seconda dei casi, lo spettro d’azione può estendersi anche ad altri disturbi non strettamente legati allo skin aging.
Esistono, infatti, diverse tipologie di peeling per l’acne che sfruttano l’azione dermopurificante dell’acido glicolico per ridurre gli eccessi di sebo e stimolare il ricambio cutaneo attraverso l’esfoliazione dell’epidermide. Associato all’utilizzo regolare di una buona crema per pelle acneica, questo trattamento permette di attenuare qualsiasi tipo di cicatrice, prevenendo la formazione di nuovi cheloidi.
Oltre a migliorare l’aspetto generale della pelle, il peeling chimico può essere utilizzato anche per: distendere le micro-rughe del contorno occhi e della zona perilabiale, contrastare gli inestetismi più evidenti del viso (pori dilatati, iperpigmentazione, melasmi e rughe di media profondità), eliminare le discromie cutanee e ridurre la cheratosi attinica causata da un’eccessiva esposizione ai raggi UV.
Quando eseguire un peeling chimico?
Il peeling chimico è un trattamento abbastanza semplice e veloce, ma per ottenere i risultati sperati bisogna sottoporsi ad almeno dieci sedute, a distanza di un paio di giorni l’una dall’altra. In genere, viene sconsigliato durante la primavera inoltrata e in estate, a meno che non venga utilizzato un agente chimico non fotosensibilizzante, come l’acido lattobionico e il gluconolattone.
Ricordiamo, inoltre, che i candidati ideali per questo tipo di intervento sono le persone con carnagione e capelli chiari, mentre in caso di pelle molto scura gli effetti dipenderanno dal tipo di problematica che si vuole contrastare.
Quante tipologie di peeling chimico esistono?
Generalmente i peeling chimici vengono classificati in funzione degli esfolianti chimici utilizzati, ma i più diffusi sono essenzialmente tre:
– il peeling all’acido glicolico, che oltre a migliorare la grana della cute acneica, aiuta a regolare la produzione di sebo, liberando i pori ostruiti per favorire la traspirazione cutanea e la microcircolazione;
– il peeling all’acido salicilico, apprezzato soprattutto per le sue proprietà cicatrizzanti, combatte le infiammazioni cutanee, restituendo il giusto grado di idratazione ed elasticità all’epidermide;
– il peeling all’acido mandelico, indicato soprattutto per le pelli sensibili o reattive, viene perlopiù utilizzato per il trattamento dell’acne e delle rughe superficiali.
Quali sono gli effetti collaterali?
Se eseguito in modo corretto e da personale altamente qualificato, il peeling chimico non dovrebbe comportare alcun effetto collaterale significativo. Tuttavia, durante l’applicazione degli agenti caustici si potrebbe avvertire una lieve sensazione di bruciore, che però tende a scomparire nel giro di qualche ora.
Nei giorni successivi si può riscontrare un leggero arrossamento della pelle accompagnato da desquamazione localizzata, ma anche in questi casi si tratta di reazioni del tutto normali che non devono destare alcuna preoccupazione. Inoltre, dal momento che dopo il peeling la cute diventa più sensibile, si raccomanda di non esporsi al sole e di usare una protezione solare ad ampio spettro per evitare la comparsa di macchie ed eritemi.
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